Siamo nel 1612, in un aula di tribinale romana, dove, una
ragazza appena diciottenne sta subendo la tortura della sibilla, i
pollici legati con delle corde le vengono stretti, fino a tagliarle la carne.
La giovane è Artemisia Gentileschi, pittrice del '600
che dopo aver accusato il suo stupratore, Agostino Tassi, amico e collega del
padre, deve provare, inspiegabilmente attraverso la tortura, la sua sincerità e
difendersi dalle accuse di essere una poco di buono. Il processo si conclude
con una pena minima per l'aggressore, mentre Artemisia è costretta ad andarsene
da Roma, dove la sua reputazione è ormai compromessa. In questo periodo,
sicuramente spinta dalle sue personali vicende dipinge due scene fortemente
evocative Susanna e i Vecchioni e Giuditta che decapita Oloferne. Per
riparare allo scandalo e assicurare un matrimonio ad una donna non più vergine,
Artemisia è data in sposa senza amore ad un pittore fiorentino, Pierantonio
Siattiesi. Per Artemisia inizia il viaggio alla scoperta dell'arte italiana e
inizia anche la parte più importante della sua carriera, a Firenze viene
ammessa all'Accademia delle Arti e del Disegno, gode della protezione di Cosimo
de Medici e della gran-duchessa Cristina. Intrattiene rapporti con Galileo
Galeilei e Michelagelo Buonarroti il giovane. A questo periodo,
appartengono La conversione della Maddalena e Giuditta con la sua
ancella in quest'ultima tela, Artemisia abbandona tutta la rabbia e la
frustrazione che caratterizzava la precedente Giuditta, rappresentando
significativamente, non più l'assassinio, ma il momento seguente all'uccisione.
La sua vita, mossa dalla vocazione artistica è un continuo viaggio, da Firenze
a Napoli, poi a Genova e fino in Inghilterra.
Riguardo alla sua personalità e alla sua vicenda, si è molto discusso, soprattutto
sul particolare rapporto con il padre, a volte definito addirittura
incenstuoso, o ancora sulle probabili relazioni extracogniugali della pittrice.
Ciò che a noi interessa è la carica innovativa della donna Artemisia, che in un
mondo, dove le donne erano confinate in uno spazio preciso, seppe cercare e
conquistare il proprio posto, facendo valere il suo talento.
Leggendo il libro La passione di Artemisia di Susan Vreeland, che con
le libertà tipiche di un romanzo racconta la storia della pittrice, mi è venuto
spontaneo fare un parallelo tra la vita di Artemisia nel '600, e la vita di una
donna del 2012. La pittrice, ha dovuto rinunciare alla parvenza di una vita
normale, rinunciare ad una famiglia coesa, alla serenità e all'amore per
seguire i propri sogni, le proprie aspirazioni ed assecondare il proprio
talento. Oggi, forse le cose non sono cambiate di molto, le donne si trovano
spesso ancora a dover fare una scelta, tra il lavoro e la famiglia, tra una
posizione di successo e un matrimonio. Non voglio cadere nei soliti discorsi,
però è inevitabili ammettere che, la parità non l'abbiamo ancora raggiunta, e
forse, non la raggiungeremo mai.
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