“Mezzanotte e cinque a Bhopal” è un libro toccante e
angosciante, un libro che rivela una storia vera e tragica, di cui, ne sono
sicura, pochi di noi sono a conoscenza.
Il romanzo- inchiesta di Dominique Lapierre, è ambientato in India, dove
l’autore torna dopo “La Città della gioia”. Accompagnato da Javier Moro
l’autore vuole raccontare uno dei più grandi disastri ambientali e umani
provocati dall’uomo: quello di Bhopal.
Il romanzo si apre con la descrizione dell’India e dei suoi abitanti: una
mescolanza di etnie, religioni e culture diverse, che vivono insieme più o meno
serenamente. La popolazione sopravvive di agricoltura, scarsa e rischiosa per
via della siccità diffusa e dei numerosi parassiti che infestano le colture.
Fino a quando, il sogno americano di ricchezza e benessere sembra finalmente
arrivare anche a Bhopal. La possibilità di migliorare le condizioni di vita di
migliaia di persone si fa reale: la Union Carbide Corporation decide di
stanziare in questo paese dimenticato da tutti una propria fabbrica.
L’industria specializzata nella produzione di un potente pesticida diventa la
salvezza di molti indiani, che grazie ad un nuovo posto di lavoro, osano
sperare in una vita migliore. Ma solo 4 anni dopo l’apertura della
fabbrica, qualcosa non va come dovrebbe. Per risparmiare sull’elettricità, le
misure di sicurezza della fabbrica vengono spente e nella notte tra il 2 e il 3
dicembre del 1984, 40 tonnellate di gas fuoriescono dall’impianto, avvelenando
l’aria di Bhopal e mietendo migliaia di vittime nella bidonville circostante.
Le fonti ufficiali contano circa 3.787 morti, mentre agenzie non governative ne
denunciano 15 mila, ben 558 mila furono le persone che a causa delle esalazioni
rimasero invalide. Tutt’oggi, a Bhopal un’altissima percentuale della
popolazione è cieca, ha problemi respiratori gravissimi o è affetta da tumori.
Le conseguenza della strage si continuano a far sentire, anche sui bambini nati
decine di anni dopo il tragico evento, ciechi, disabili…..
Nessuno dei dirigenti della Union Carbide ha ancora pagato per questa
strage evitabile.
Dominique Lapierre, narra con fermezza la vicenda, soffermandosi sulle
storie personali di alcune delle famiglie che hanno vissuto l’esperienza e che
sono state colte dalla nube tossica proprio mentre, sereni progettavano il loro
futuro.
La Union Carbide è stata, dopo la strage, rilevata dalla Dow Chemical (sponsor delle Olimpiadi appena passate di Londra), ma nessuno vuole prendersi la responsabilità dell’accaduto. Le vittime restano vittime, inermi, costrette ogni giorno a combattere con le sofferenze e le menomazioni causategli dal disastro, incapaci perfino di difendere la propria terra (non ancora bonificata) e il propri figli (che continuano a nascere con malformazioni).
Ci si scandalizza tanto per l’amianto, per le polveri sottili, che sono sicuramente nocivi e da eliminare, ma come mai nessuno parla degli “occhi spenti dei bambini di Bhopal”?
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