martedì 30 aprile 2013

E se la novella pirandelliana "Prima notte" fosse il preludio ad una vera storia d'amore?


Ho letto, proprio in questi giorni “Prima notte” una delle novelle di Pirandello, e ne sono rimasta parecchio colpita, per la sofferenza che viene messa in scena ma soprattutto per l’amore e la bontà che restano celati.

In poche righe la vicenda narrata da Pirandello è questa: “Marastella, rimasta orfana di padre da poco è costretta a sposarsi con un uomo più vecchio di lei, vedovo che non ama. Costui (Lisi Chirico) è il guardiano del cimitero e si risposa malvolentieri in quanto è ancora molto legata alla moglie defunta, sulla cui tomba piange regolarmente. A sua volta, Marastella aveva perso in un naufragio non solo il padre ma anche l’uomo amato. Dopo una triste cerimonia nuziale ed un matrimonio senza festa e pieno di lacrime, i due sposi si ritrovano la prima notte di nozze a piangere ognuno su una tomba del piccolo cimitero. Questa novella è dominata dal tema della sofferenza e si svolge durante l’arco di una giornata”. 
Leggendo poi diversi commenti e critiche alla novella ho notato che quasi ogni fonte fa riferimento ai temi dell’amore e del matrimonio, ricorrenti in Pirandello e che l’autore spesso lega all’idea della morte “Sempre in Pirandello l’amore avrà questo sentore di morte”(Sciascia). Credo che questa novella sia l’esempio evidente di questo “sentore di morte” i personaggi sono entrambi afflitti, avviliti, ancora innamorati di persone ormai defunte, ma decidono di sposarsi, per comodità, per avere la sicurezza economica lei, e per avere qualcuno che badi alle faccende domestiche lui. Hanno l’uno bisogno dell’altra, ma non vorrebbero averne. Marastella e Don Lisi si sposano con una cerimonia che sembra più un corteo funebre, durante la quale la giovane non cessa quasi mai di piangere pensando all’ex pretendente morto, al padre, all’imminente separazione dalla madre e alla lugubre abitazione del suo sposo che ora è anche sua. Don Lisi, che prima di uscire di casa aveva salutato per l’ultima volta la moglie morta giurando che da ora sarebbe stato “tutto di quest’altra”, fatica in cuor suo a mantenere la promessa, vorrebbe una cerimonia minima perché era già stato sposato e compatisce la povera Marastella costretta a sposare lui un becchino “quasi vecchio”.
Ciò che mi ha colpito è stata però la bontà di quest’uomo, discreto, accorto e gentile, che non pretende nulla da Marastella, che non si irrita per le sue lacrime, ma anzi, la capisce e consola. È poi soprattutto la scena finale ad avermi toccato e non per l’ironia pungente tipica di Pirandello, ma per la tenerezza che questa ultima immagine sa evocare. Don Lisi e Marastella nel campo santo, ciascuno che piange davanti alla lapide del vecchio amore, Marastella finge di piangere per il padre, ma in realtà pensa allo Sparti, morto anche lui nello stesso naufragio e sepolto vicino al padre della giovane, Don Lisi invece va a piangere un poco più avanti, alla tomba della moglie, Nunziata.  La scena è per tanti versi tragi-comica, ma io vi avverto anche qualcosa di profondamente romantico. I due novelli sposi sono ora davvero uniti, c’è qualcosa che li avvicina, il dolore e il rispetto che entrambi provano l’unno per l’altra e per i propri e altrui sentimenti. Insieme piangono e soffrono, per motivi diversi certo, ma sotto la stessa luna, a pochi passi l’uno dall’altra. Non so spiegare il perché ma questa immagine è per me intrisa di amore e tristezza, è struggente ed è come se questa prima notte, per certi versi disastrosa, sia il sentore di una storia, che iniziando con semplice affetto e rispetto potrebbe trasformarsi in amore. Se dovessi immaginarmi un finale per questa novella, lo immaginerei d’amore. Con il tempo i due inizierebbero a volersi bene prima di tutto perché sonno stati capaci di rispettarsi nel dolore. Poi con l’affetto arriverebbe anche l’amore, e magari un matrimonio felice, iniziato male, ma felice.
Oltre all’umorismo inteso come avvertimento del contrario e oltre alla rappresentazione del matrimonio come vincolo economico più che sentimentale, Pirandello ha per me raccontato “il rispetto” e “la comprensione” e il condividere il dolore, tre punti fondamentali per qualunque storia d’amore.

2 commenti:

  1. prima di tutto sono arrivata qui tramite Kreattiva ed ora ti seguo.

    Poi, questo post mi piace molto, in generale non si parla molto di cose intellettualmente importanti nei vari blog, è una cosa spiacevole (anche io ci casco) perchè trucco e parrucco sono così così anni '50 e facciamo tanto le emancipate ma poi..

    Concordo sulla tua visione di questa favolosa novella che, sarò macabra, ai tempi in cui la lessi (a scuola!) mi fece scoppiare a ridere. Però è vero, rispetto comprensione e condivisione -non solo del dolore- sono tre fondamenti dell'amore, quello vero. E Pirandello forse li ha voluti mettere in gioco con la sua solita ironia un pò trash (forse troppo per l'epoca) e il suo favoloso tono.

    Ti leggo volentieri e t'inserisco anche fra i miei blog preferiti :D

    passa se ti va!

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  2. Bello il tuo commento, lo ho apprezzato tantissimo, grazie!
    Scrivere di letteratura, libri, film o solo di "emozioni" e parole non è difficile, è difficile trovare qualcuno che ti legga...hihhihi....forse è per questo che in pochi ci provano!!
    Cmq per quanto riguarda la novella, beh direi che ridere un poco è normale, e credo che Pirandello volesse dai suoi lettori proprio quella risata, che in un secondo momento diventa quasi riflessione.
    Passo subito a sbirciare il tuo blog, grazie della visita!! :)

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