mercoledì 24 ottobre 2012

Come la pioggia prima che cada...




“Come la pioggia prima che cada”…cosa c’è di più affascinate e misterioso di un titolo simile? Semplice, l’intero romanzo.
Ho appena finito di leggere il libro di Jonathan Coe  e effettivamente non ho capito se mi sia piaciuto oppure no. Sicuramente, ho capito che dovrei smettere di acquistare i libri in base al fascino che titoli e copertine hanno su di me.
Il romanzo è narrato in prima persona, da Rosamond, un’anziana donna, che prima di morire (suicidandosi con wisky e diazepam) decide di lasciare in eredità alla nipote Imogen la sua storia e quella dell’intera famiglia. Rosamond descrive quindi una serie di fotografie che ha selezionato ad Imogen, che è cieca dall’età di tre anni. È già questo, beh è strano…comunque, le fotografie sono ovviamente solo un pretesto, per avviare l’intera narrazione. La storia della famiglia, è complicata, intricata e indecifrabile.  Guidata da dinamiche difficili da comprendere per la stessa narratrice. Nel romanzo vengono toccati moltissimi argomenti importanti, primo tra tutti la protagonista/narratrice è lesbica e ha vissuto nell’Inghilterra degli anni 50, vengono poi analizzati i difficili rapporti madre/figlia e le dinamiche amorose e amicali.
La cosa che colpisce è il finale. In conclusione, sembra che si sia vicini ad una scoperta importante, sembra che i misteri che hanno guidato le vicende di un intera famiglia stiano per essere spiegati. Ovviamente non è così e in meno di qualche riga tutte le aspettative del lettre vengono illuse. Alla fine, il destino, le vicende, sono così…inspiegabili, inesistenti, come “la pioggia prima che cada”, che non esiste, che non è niente. “Il disegno che stava cercando era scomparso. Peggio ancora, non era mai esistito. Come avrebbe potuto? Quello in cui aveva sperato era un’invenzione, un sogno, una cosa impossibile: come la pioggia prima che cada”.Questa la frase conclusiva del romanzo, che lascia il lettore stupito, insoddisfatto e un pizzico deluso. 

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