Chiaccherando,
pensando, parlando e osservando gli altri, e me stessa dall’esterno, mi sono di
recente trovata a riflettere su un concetto: la fiducia.
Non la fiducia in qualcun altro, come sembrerebbe più logico, visto che si parla sempre di quella, ma la fiducia in noi stessi. Solitamente ci troviamo solo ad analizzare i nostri rapporti con gli altri, ma mai i nostri rapporti con noi stessi.
Fiducia. Se penso a questa parola, la vedo prima di tutto rapportata a qualcun altro, fiducia riposta in un’amica, fiducia verso i propri genitori, verso i propri datori di lavoro, verso il proprio ragazzo. E solo dopo penso alla fiducia in me stessa.
Questo meccanismo di "delega", credo che appartenga atutti noi, perchè "siamo sempre stati abituati a comportarci in questo modo". Mi spiego:
Da bambini, ci hanno insegnato a fidarci degli adulti, a guardare a loro per avere un modello, un esempio. Noi eravamo piccoli e quindi dovevamo fidarci dei genitori, dei maestri e poi dei professori perché ci insegnassero le cose del mondo. Poi, siamo cresciuti, e in quel periodo in cui ci si sente grandi, ma non lo si è normalmente ci si allontana dai genitori, dagli insegnanti, per entrare in aperto conflitto con loro, e con tutte le figure in cui prima riponevamo la nostra fiducia. In questo periodo, confidiamo nel fatto che “non diventerò come i miei genitori”, “siamo (e saremo) diversi”, e ci affidiamo ai miti del momento, cantanti, musicisti, scrittori o attori. Alcuni si affidano alle “ideologie”, anzi ideologia è una parola troppo forte, si affidano alle correnti, alle mode, agli ideali universali. In ogni caso, di nuovo non confidiamo in noi stessi.
Poi, diventiamo adulti, e la nostra fiducia la riponiamo nello stato, in un partito politico, nella famiglia, in Dio. Sempre in qualcosa di esterno, mai in noi stessi, nelle nostre capacità e in ciò in cui crediamo profondamente.
Fin da bambini ci insegnano a delegare, e noi lo facciamo affidandoci di volta in volta a qualcosa di diverso, ma sempre a qualcosa che non siamo noi. È per questo, a mio parere, che oggi, molti ragazzi, ma anche molti adulti, sono spaesati e spaventati di fronte alla vita. Perché non hanno abbastanza fiducia in loro stessi, e non la hanno, non perché si sottovalutano, ma perché semplicemente non hanno mai provato a farlo. Dovremmo allenarci tutti, a riporre fiducia prima di tutto in noi stessi. Con questo non intendo dire che "arrangiarsi è meglio" o cose simili, semplicemente intendo dire che prima che degli altri, prima che delle istituzioni, prima che di Dio, dobbiamo fidarci di noi stessi, e per farlo, dobbiamo prima di tutto conoscerci. E forse, andiamo tutti troppo veloci per riuscire a farlo veramente.
Non la fiducia in qualcun altro, come sembrerebbe più logico, visto che si parla sempre di quella, ma la fiducia in noi stessi. Solitamente ci troviamo solo ad analizzare i nostri rapporti con gli altri, ma mai i nostri rapporti con noi stessi.
Fiducia. Se penso a questa parola, la vedo prima di tutto rapportata a qualcun altro, fiducia riposta in un’amica, fiducia verso i propri genitori, verso i propri datori di lavoro, verso il proprio ragazzo. E solo dopo penso alla fiducia in me stessa.
Questo meccanismo di "delega", credo che appartenga atutti noi, perchè "siamo sempre stati abituati a comportarci in questo modo". Mi spiego:
Da bambini, ci hanno insegnato a fidarci degli adulti, a guardare a loro per avere un modello, un esempio. Noi eravamo piccoli e quindi dovevamo fidarci dei genitori, dei maestri e poi dei professori perché ci insegnassero le cose del mondo. Poi, siamo cresciuti, e in quel periodo in cui ci si sente grandi, ma non lo si è normalmente ci si allontana dai genitori, dagli insegnanti, per entrare in aperto conflitto con loro, e con tutte le figure in cui prima riponevamo la nostra fiducia. In questo periodo, confidiamo nel fatto che “non diventerò come i miei genitori”, “siamo (e saremo) diversi”, e ci affidiamo ai miti del momento, cantanti, musicisti, scrittori o attori. Alcuni si affidano alle “ideologie”, anzi ideologia è una parola troppo forte, si affidano alle correnti, alle mode, agli ideali universali. In ogni caso, di nuovo non confidiamo in noi stessi.
Poi, diventiamo adulti, e la nostra fiducia la riponiamo nello stato, in un partito politico, nella famiglia, in Dio. Sempre in qualcosa di esterno, mai in noi stessi, nelle nostre capacità e in ciò in cui crediamo profondamente.
Fin da bambini ci insegnano a delegare, e noi lo facciamo affidandoci di volta in volta a qualcosa di diverso, ma sempre a qualcosa che non siamo noi. È per questo, a mio parere, che oggi, molti ragazzi, ma anche molti adulti, sono spaesati e spaventati di fronte alla vita. Perché non hanno abbastanza fiducia in loro stessi, e non la hanno, non perché si sottovalutano, ma perché semplicemente non hanno mai provato a farlo. Dovremmo allenarci tutti, a riporre fiducia prima di tutto in noi stessi. Con questo non intendo dire che "arrangiarsi è meglio" o cose simili, semplicemente intendo dire che prima che degli altri, prima che delle istituzioni, prima che di Dio, dobbiamo fidarci di noi stessi, e per farlo, dobbiamo prima di tutto conoscerci. E forse, andiamo tutti troppo veloci per riuscire a farlo veramente.
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