lunedì 5 novembre 2012

La fiducia, non va solo riposta

                                    
Chiaccherando, pensando, parlando e osservando gli altri, e me stessa dall’esterno, mi sono di recente trovata a riflettere su un concetto: la fiducia.
Non la fiducia in qualcun altro, come sembrerebbe più logico, visto che si parla sempre di quella, ma la fiducia in noi stessi. Solitamente ci troviamo solo ad analizzare i nostri rapporti con gli altri, ma mai i nostri rapporti con noi stessi.
Fiducia. Se penso a questa parola, la vedo prima di tutto rapportata a qualcun altro, fiducia riposta in un’amica, fiducia verso i propri genitori, verso i propri datori di lavoro, verso il proprio ragazzo. E solo dopo penso alla fiducia in me stessa.
Questo meccanismo di "delega", credo che appartenga atutti noi, perchè "siamo sempre stati abituati a comportarci in questo modo". Mi spiego:
Da bambini, ci hanno insegnato a fidarci degli adulti, a guardare a loro per avere un modello, un esempio. Noi eravamo piccoli e quindi dovevamo fidarci dei genitori, dei maestri e poi dei professori perché ci insegnassero le cose del mondo. Poi, siamo cresciuti, e in quel periodo in cui ci si sente grandi, ma non lo si è normalmente ci si allontana dai genitori, dagli insegnanti, per entrare in aperto conflitto con loro, e con tutte le figure in cui prima riponevamo la nostra fiducia. In questo periodo,  confidiamo nel fatto che “non diventerò come i miei genitori”, “siamo (e saremo) diversi”, e ci affidiamo ai miti del momento, cantanti, musicisti, scrittori o attori. Alcuni si affidano alle “ideologie”, anzi ideologia è una parola troppo forte, si affidano alle correnti, alle mode, agli ideali universali. In ogni caso, di nuovo non confidiamo in noi stessi.
Poi, diventiamo adulti, e la nostra fiducia la riponiamo nello stato, in un partito politico, nella famiglia, in Dio. Sempre in qualcosa di esterno, mai in noi stessi, nelle nostre capacità e in ciò in cui crediamo profondamente.
Fin da bambini ci insegnano a delegare, e noi lo facciamo affidandoci di volta in volta a qualcosa di diverso, ma sempre a qualcosa che non siamo noi. È per questo, a mio parere, che oggi, molti ragazzi, ma anche molti adulti, sono spaesati e spaventati di fronte alla vita. Perché non hanno abbastanza fiducia in loro stessi, e non la hanno, non perché si sottovalutano, ma perché semplicemente non hanno mai provato a farlo. Dovremmo allenarci tutti, a riporre fiducia prima di tutto in noi stessi. Con questo non intendo dire che "arrangiarsi è meglio" o cose simili, semplicemente intendo dire che prima che degli altri, prima che delle istituzioni, prima che di Dio, dobbiamo fidarci di noi stessi, e per farlo, dobbiamo prima di tutto conoscerci. E forse, andiamo tutti troppo veloci per riuscire a farlo veramente.

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