Ho pensato molto a scrivere qualcosa di adatto per il Link
Party a tema (San Valentino) a cui sto partecipando. Ci ho pensato a lungo e
quando stavo per rinunciarci, ecco l’idea giusta: Amour.
Già, ho deciso di scrivere del film “Amour” uscito l’anno
appena passato, diretto da Michael Hanke, che ha vinto la Palma d’oro al
Festival di Cannes. Un film che, a mio parere andrebbe guardato almeno due
volte. Infatti alla prima visione mi ha lasciato perplessa, forse perché non
ero preparata per un film così impegnativo, mentre solo più tardi, ripensando,
analizzando e riguardando le diverse scene sono riuscita ad apprezzarlo e ad
apprezzarlo moltissimo.
Amour non è il classico film sentimentale, non è un film
romantico, è un film crudo e straziante è dolce e spietato. I protagonisti sono
due anziani, ex insegnati di musica, Georges e Anne; una coppia che per tutta
la vita ha condiviso passioni e abitudini, coltivando un amore che resiste
anche alla vecchiaia. La loro è una vita tranquilla, fatta di concerti, musica
e passioni condivise fino a che Anne ha un ictus. In un primo momento è costretta
su una sedia a rotelle, ma in pochissimo tempo la sua situazione si aggrava,
portandola alla totale paralisi e alla perdita della parola e del controllo sul
proprio corpo. George, rispettando la promessa fatta alla moglie si prende
personalmente cura di lei, senza portarla in ospedale, lo fa con amore e dedizione,
lo fa spesso a fatica ma con attenzione. La coppia si stringe, la malattia
rafforza l’amore tra i due anziani che non vogliono aiuti e intromissioni dall’esterno,
si aggrappano l’uno all’altra come per proteggersi e salvaguardarsi. L’intimità
della malattia, la solitudine della sofferenza della coppia sono sottolineati
sia dalla scarsissima presenza di altri personaggi, (gli unici che fanno visita
alla coppia sono la figlia e un ex alunno) sia dall’ambientazione in cui si
svolgono le vicende, sempre all’interno del vecchio appartamento dei due.
L’amore un tempo spensierato e gioioso si trasforma in
disperato, solitario e quasi crudele. La vita diventa sofferenza, George è costretto
ad assistere alla fine lenta dolorosa e poco dignitosa dell’amore della sua
vita. È inerme e impotente, nulla può fare per tenere Anne a se, per renderla
felice, per aiutarla. Nulla o tutto.
Emblematica è la scena del piccione, l’uccello entra da una
finestra nell’appartamento e Geroge cerca in ogni modo di prenderlo con una
coperta, quando ci riesce lo culla tra le sue braccia e lo accarezza. Cosa rappresenta quel piccione? l’anima? La vita dopo la morte? La scelta dell’uomo che forza il
corso naturale degli eventi? Il finale, che ovviamente non racconto, è
inevitabile, ma stupisce, è chiaro ma lascia spazio all’immaginazione e alla
libera interpretazione, è triste ma anche sereno e speranzoso.
Amour è un film che parla d’amore, come appunto dice il
titolo, di un amore profondo, che non ha nulla di romantico ne di fiabesco, è
un amore estremo, disposto a tutto, un amore ruvido e proprio per questo reale.
Non so se davvero il fil Amour sia indicato per San
Valentino, non è un film dolce, ne divertente, è un film pesante, triste, che
fa pensare. Ma forse, anche l’amore, quello vero non può essere sempre gioioso.
Sono già commosso dalla recensione, sono curioso di vedere come esco dopo aver visto il film.
RispondiEliminaGrazie di essere passata a trovarmi e grazie per questa bella recensione.
RispondiEliminaa presto
ciao
denise