Ultimamente mi sono appassionata all’etimologia delle
parole, mi diverte e in alcuni casi mi è di aiuto per capire il vero
significato delle parole, o il percorso semantico che le ha portate ad indicare
quello che per noi indicano.
Precario, quale termine è più attuale di questo? Sappiamo tutti
cosa significa, ma da cosa deriva?
Precario è l’equilibrio, la salute può
essere precaria, ma più di tutto, per noi oggi ad essere precario è il lavoro.
Non sicuro, non certo, provvisorio, l’esatta
definizione di precario è “contrassegnato da una provvisorietà costantemente minacciata dal
sopraggiungere di eventi pericolosi”.
E fin qui, niente di nuovo, la parte
interessante e per certi versi tragicamente divertente è legata all’etimologia
della parola.
Precario è un composto, deriva da "precausitas" (inutilità,
inefficacia) e "crecausitas" (limitatezza, mediorcrità). Ecco che dalla
combinazione di questi due infelici termini salta fuori "precarius": inutile, o
almeno questo era in origine il significato del termine. Il senso moderno, deriva
evidentemente da uno slittamento semantico, che da inutile si è
trasformato in incerto. Probabilmente dovuto all’influenza di un'altra
possibile etimologia derivata da "precem", preghiera che ha come derivato
precarium “ottenuto con la preghiera”.
Ed ecco la parte divertente, quella che fa sghignazzare a denti stretti, amaramente: Precario è colui che prega per ottenere un posto di lavoro, anzi
per ottenere la grazia di un lavoro. Ma chi prega? E dove prega? Un dio
lavoro non esiste, così come non esiste un luogo di preghiera per questi
precari. Anzi, in un mondo immaginario le agenzie del lavoro e gli uffici di collocamento potrebbero
diventare i nuovi luoghi di culto dei precari, che potrebbero formare una nuova
setta, chissà. Gli annunci lavorativi potrebbero essere letti e cantilenati
come un rosario, e una nuova guerra santa indetta contro i villaggi turistici e
i luoghi di relax, in cui non si pratica la preghiera al lavoro.
Forse sto
delirando e ovviamente esagerando. L’etimologia di questa parola però non
mente. Precario deriva da “inutile” e da“pregare per ottenere”… inutile, così
come mediocre e incapace sono aggettivi che non possono essere associati alla
maggior parte dei precari (giovani e non) di oggi, ma non mi sento di
dissentire dal significato derivante da preghiera. Anche se non dovrebbe essere
così, oggi trovare un buon lavoro, un lavoro equamente retribuito e che
permetta ai giovani di fare progetti e crearsi un futuro, è davvero un miracolo. E davvero i precari “pregano” per un lavoro migliore, sperano di
trovare un buon lavoro, speranza e fede non sono per certi versi sinonimi? Chi prega,
spera, ha fede….quindi, sì l’etimologia è calzante. La cosa assurda è che “l’Italia
è una Repubblica fondata sul lavoro”….beh forse allora dovremmo modificare un
poco la cosituzione “l’italia è una Repubblica fondata sulla speranza di un
lavoro”.
Beh adesso in effetti mi pare che ci sia davvero poco di
divertente, la situazione è davvero inquietante.
Ecco quale è la forza
della parola, la capacità di farci riflettere e di aprire in noi nuovi
orizzonti.
Ebbene sì...io faccio parte della categoria che tutti i giorni prega nella speranza di trovare un lavoro.
RispondiEliminaI centri per l'impiego non sanno nemmeno cosa sia la parola collocamento e ultimamente nemmeno le agenzie interinali.
Ci toccherà andare al muro del pianto :)
Si, io sto ancora finendo l'università, ma conosco la situazione!! think positively !! ci resta solo questo!! :) in bocca al lupo!
RispondiEliminaAnche io sono ancora sui libri per ora..
RispondiEliminaPs: grazie per la visita, se mi segui mi farebbe molto piacere!
Io ti seguo già :)
ciao!scopro il tuo blog grazie all'iniziativa di kreattiva. tua nuova folower!
RispondiEliminase ti va passa a trovarmi ;)
http://ideeincantate.blogspot.it/
mariella
Ora et labora...eh si il mondo del lavoro ormai è un gran casino!
RispondiEliminaIl tuo sito è bello, fresco, originale e intelligente, complimenti!
Grazie mille, sono contenta che ti piaccia!! :)
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